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lunedì 28 marzo 2016

Acceptance

Young Gifted School
Casetta Prof. Blake
11.03 PM - 28/03/2024

(Soundtrack: link)

Si è chiuso nel piccolo bagno da circa dieci minuti buoni, con la scusa di prepararsi per andare a dormire. Le assi di legno sopra la testa cigolano appena, segno che Maximilian si è già arrampicato fino al letto a due piazze che condividono -ufficialmente- da alcuni giorni.
Il giovane telecineta osserva il suo viso riflesso nello specchio rettangolare sopra il lavandino e quasi stenta a riconoscersi lui stesso. Le occhiaie fanno padan con un'espressione così cupa e triste, che probabilmente è battuta solo da quella che aveva al funerale -inufficioso- di sua madre.

-Ti stai comportando come un bambino, Arthur. Sai di avere un problema, e scappi, scappi e continui a scappare, chiudi gli occhi e ti rifiuti di affrontarlo, e cosa ne guadagni? Solo che la rabbia e la frustrazione crescono, fino al momento in cui non riesci più a gestirle, perchè tu fai cagare a gestire le emozioni peggio di me, e infatti sei sotto ansiolitici da una vita.
La voce di Maximilian gli trapana la testa come se gli stesse urlando a cinque centimetri di distanza, ma in realtà è solo l'eco -non troppo lontano- del pomeriggio appena passato. Del pomeriggio che lo ha visto esplodere con una rabbia inusuale nel petto. E ha visto un albero accartocciarsi sotto la sua forza incontrollata.
-Si, ti è successa una cosa di merda, siamo tutti d'accordo. È stato un trauma e hai ragione a essere scosso, per carità...
Le mani si arpionano al bordo di ceramica del lavandino, mentre un mezzo verso gli esce dalle labbra. Le urla straziati di dolore di Maximilian gli rimbombano dentro le orecchie come il ritmo di un tamburo.
La superficie dello specchio ondeggia per un attimo, rivelando successivamente la figura del semidio morso dai bloodog trasciato via con un arpione.
Una forza invisibile incastra il figlio di Ade in una lotta alla fune, che si conclude con una gamba strappata via, mentre una lacrima che scivola via sul volto di un -troppo- giovane professore.

- Sfogati se pensi sia quello di cui hai bisogno. Ma poi basta. Basta così. Tu devi imparare a gestire le tue emozioni, e non anestetizzandoti fino a non sentire niente, ma accettandole. E andando avanti, o non sarai mai pronto per vivere le conseguenze di quello che siamo chiamati a fare.
Ciò che sono chiamati a fare. Rialza di nuovo lo sguardo sullo specchio, mentre vede il suo riflesso rimandargli un ghigno ironico perché lui lo sa: come si può esser chiamati a fare del  male, quasi a uccidere con le tue mani, la persona che ami?
Quale maledetto gioco sadico riesce a farti rimanere lucido mentre fai una cosa del genere, per poi distruggerti pezzo per pezzo nei giorni seguenti?
Perché sia lui che il suo riflesso lo sanno. Quello, è ciò che saranno chiamati  a fare e non sa se potrà sopportarlo ancora, senza sfaldarsi.

-Sto cercando di accettarlo ci sto provando... ma non mi riesce così bene. Non voglio sfogarmi perchè distruggere ciò che ho intorno è esattamente ciò che più temevo Ma accettare, senza strafarmi di tranquillanti, senza sfogarmi, senza esplodere... non so come... farlo.
Questa volta è il suo riflesso a parlare, fissandolo da dietro quel vetro tremolante. Ripete le parole che ha ripetuto a Maximilian in sua difesa, nel pomeriggio appena passato.
Non sa come fare, perché come si può accettare che può succedere una cosa del genere? Che potrebbe riaccadere?

Perché lo sa, un giorno gli potrebbe accadere di dover scegliere tra la vita di chi ama e la vita di una moltitudine di sconosciuti. E sa che farebbe la scelta giusta, ma... come si può passare indenni le conseguenze di una scelta del genere?
Ha imparato a controllarsi, silenziando chimicamente le emozioni per evitare che raggiungano la soglia della disperazione. Ha l'istinto di spaccare qualsiasi cosa gli si pari davanti, solo per dar sfogo a quella rabbia e a quella frustrazione immensa che gli si agita dentro il petto, che chiede solo di esser liberata.
Ciò che non sa, è come accettarle. Questo non l'ha mai affrontato. Ha sempre cercato le scorciatoie più brevi e meno dolorose.
-E allora devi imparare. Con tempo e pazienza, e con l'aiuto di tutte le persone che ti stanno vicino, ma devi imparare. Il problema è nella tua testa, e potrai superarlo solo quando riuscirai ad accettarlo e andare avanti. E il primo passo, è capire questa cosa
Lo so, è dura...Ma se vuoi fare questa cosa, devi diventare più forte. Perchè ricapiterà. E tu non puoi permetterti di andare in pezzi ogni volta.
Diverse lacrime cominciano a rotolargli fuori dagli occhi, prima di concludere la loro corsa dentro il fondo del lavandino. Una goccia, seguita subito da un'altra e un'altra ancora, fino a che il ticchettio non diventa costante. Ne è quasi sorpreso, è un sacco di tempo che non piange così.
Questa volta i singhiozzi non riesce a trattenerli del tutto, anzi, non li trattiene affatto. Sa che Maximilian lo sta sentendo piangere dalle assi del soppalco, ma sa che lo aspetterà pazientemente a letto senza domandargli nulla.

-È il momento di crescere e diventare più forte, Arthur.
Putroppo non ci sono scorciatoie per ciò che è chiamato a diventare, che lui voglia o meno. Delle vite potrebbero dipendere dai suoi poteri e lui non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro. 
Non sa ancora come accettare tutta la rabbia, la frustrazione, la paura e la tristezza che dentro di sé. Non senza inibirle o lasciandosi consumare a fuoco lento.
Però, cominciare a lasciarle scivolare via insieme alle lacrime, gli sembra un buon punto di partenza.